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Jǫrð ("Terra", pronunciato [ˈjɔrð] in islandese o Fjörgyn, ma spesso anglicizzato in Jord o Jorth) è nella mitologia norrena, l'antica dea della terra, una jǫtunn femminile accettata tra gli Æsir.
Era ricordata nella cosmogonia scandinava come figlia di Nótt e di Annarr. Era l’amante di Odino e madre di Thor. È la personificazione della terra non civilizzata, chiamata anche Fjǫrgyn o Hlóðyn. Il suo nome appare spesso nella poesia scaldica e nelle kennigar.
Indice
1Etimologia
2Apparizioni
2.1Gylfaginning
2.2Skáldskaparmál
2.3Edda poetica
3Altri progetti
4Collegamenti esterni
Etimologia
Jǫrð era la parola comunemente usata per indicare l'antica terra nordica, ma viene utilizzata ancora oggi dai discendenti delle popolazioni nordiche, nelle moderne lingue scandinave (islandese: jörð; faroese: jørð; danese/svedese/norvegese: jord). Da essa deriva, ad esempio, l’inglese odierno “Earth” (“Terra”).
Apparizioni
Gylfaginning
In Gylfaginning (L'Inganno di Gylfi), Jǫrð è descritta una dei partner sessuali di Odino e madre di Thor. È figlia di Annarr e Nótt e sorellastra di Auðr e Dagr. Tuttavia, lo studioso Haukur Thorgeirsson sottolinea che i quattro manoscritti di Gylfaginning contengono varie descrizioni dei rapporti familiari tra Nótt, Jǫrð, Dagr e Dellingr. A seconda del manoscritto, la madre di Dagr (e quindi partner di Dellingr) può essere Jǫrð o Nótt. Haukur evidenzia che "il manoscritto più antico, U, contiene la versione secondo la quale Jǫrð è la moglie di Dellingr e la madre di Dagr, mentre gli altri manoscritti, R, W e T, vedono Nótt nel ruolo di moglie di Dellingr e madre di Dagr" e aggiunge che "la versione U è nata per caso, quando lo scrittore di U o un suo antecedente ha accorciato un testo simile a quello dei manoscritti R, W e T. Le conseguenze di questo caso si sono poi diffuse nella tradizione poetica islandese".
Nella Lokasenna, Thor è chiamato "Jarðar burr" ("figlio di Jǫrð"). Nello stesso verso, in Vǫluspá, è descritta come "mǫgr Hlóðyniar" e "Fjǫrgyniar burr" (figlio di Hlóðyn, figlio di Fjǫrgyn). Quel "Hlóðyn" altrimenti sconosciuto, quindi, è semplicemente un altro nome di Jǫrð. Si pensa che la dea fosse identica a Hludana, alla quale molte tavolette votive romane ritrovate nel Basso Reno erano dedicate.
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